Ecco le mie riflessioni attraverso le lenti dell'educazione trasformativa e dell'educazione alla sostenibilità sulla conversazione Verso il distretto degli Iblei, tenutasi il 28 marzo 2025 presso l'Auditorium Santa Teresa. Questa riflessione approfondisce il documento di Vincenzo Santiglia Partecipazione, Azione, Ricerca e Sviluppo, che rispecchia i principi fondamentali dell’educazione trasformativa, andando oltre la trasmissione verticale della conoscenza e creando invece uno spazio in cui tutti gli attori—agricoltori, accademici, attivisti e consumatori—diventano partecipanti attivi nella costruzione del proprio futuro.
Gli interventi durante la conversazione Verso il distretto degli Iblei evidenziano il potere del dialogo e della narrazione condivisa, in cui voci diverse contribuiscono a una visione collettiva. Questo riflette un modello educativo che supera le separazioni disciplinari e invita gli studenti a diventare protagonisti del proprio percorso di apprendimento. L'idea di co-creazione senza definizioni rigide richiama la visione di Paulo Freire sull'educazione come pratica di libertà, in cui la conoscenza emerge dall’esperienza vissuta e dalla riflessione critica. Il Biodistretto diventa così un laboratorio vivente, incarnando la natura iterativa ed emergente dell’apprendimento trasformativo. La pedagogia di Freire sostiene questo processo enfatizzando il dialogo e la prassi—un’azione informata dalla riflessione—che permette ai discenti di mettere in discussione e reimmaginare i paradigmi dominanti, come l’adozione acritica delle pratiche agricole industriali, ad esempio le serre.
Il Biodistretto, pur necessitando di soluzioni tecniche in vari ambiti, è un invito a ridefinire il rapporto dell’umanità con la terra, andando oltre la distinzione tra produttori e consumatori e suggerendo una visione agroecologica in cui la produzione e il consumo di cibo nutrono sia la terra che l’anima, con la sostenibilità radicata nella rigenerazione culturale. Queste soluzioni tecniche—che si tratti di innovazioni agroecologiche, strumenti partecipativi o quadri normativi—devono emergere da processi di ricerca collaborativa, assicurando che siano in sintonia con l'etica della co-creazione del Biodistretto. Ciò è in linea con la competenza sistemica dell'educazione alla sostenibilità, che riconosce che alimentazione, salute, famiglia, economia e comunità sono indissolubilmente connessi e interdipendenti. L'uso diffuso delle serre, ad esempio, riflette ciò che Gramsci definiva senso comune—pratiche così normalizzate da sfuggire all'analisi critica. Tuttavia, come osserva la mia collega Rona Pujntawe, c’è una crescente richiesta di disimparare modi dominanti di essere, conoscere e fare che chiaramente non funzionano. Il Biodistretto ci sfida a disimparare queste pratiche e a immaginare alternative radicate nella giustizia ecologica e sociale, iniziando con l’identificazione partecipativa delle priorità di ricerca e di azione e degli strumenti che possono accelerare questa transizione.
La conversazione Verso il distretto degli Iblei si fonda sull'Apprendimento Basato sul Luogo (Place-Based Learning), un approccio che cerca di radicare l’iniziativa nel contesto bioculturale unico degli Iblei. Questo metodo non solo valorizza le conoscenze e le tradizioni locali, ma favorisce anche una connessione più profonda tra i partecipanti e il loro ambiente, rendendo l’educazione alla sostenibilità più rilevante e concreta. L’apprendimento basato sul luogo, come esemplificato in questo caso, trasforma concetti astratti in pratiche tangibili e localizzate, rafforzando l’interdipendenza tra persone e territorio.
Il processo Verso il distretto degli Iblei è un invito ad accogliere l'incertezza e a fidarsi del percorso—una competenza essenziale nell’educazione al cambiamento sistemico complesso. Ciò richiede la creazione di nuovi spazi di dialogo che valorizzino prospettive diverse, agiscano come motori e catalizzatori di cambiamento e abbraccino sia le conoscenze tradizionali che quelle emergenti. Qui, sostenibilità e trasformazione non sono mete finali, ma viaggi continui e co-creati. Istituzioni come l’Università di Malta (attraverso il suo Centro per l’Educazione e la Ricerca Ambientale) e l’Università di Catania stanno già svolgendo un ruolo cruciale in questo processo, fungendo da poli di innovazione e collaborazione.
Ricerca interdisciplinare, coinvolgimento della comunità e pedagogia critica.
Collegando il mondo accademico ai movimenti dal basso, queste pratiche possono sostenere il disapprendimento delle abitudini insostenibili e la co-creazione di futuri rigenerativi.
Domande Riflessive per la Pratica Educativa:
➢ Come possiamo, in qualità di educatori, creare più spazi in cui i discenti si sentano capaci di co-creare futuri “innominabili”, radicati sia nel loro contesto locale sia in un’etica planetaria, mentre esaminano criticamente e disimparano paradigmi dominanti che non ci servono più?
➢ Quali sono i punti di accesso chiave per l’educazione (ad esempio, fattorie, scuole, politiche) per promuovere un apprendimento trasformativo e orientato alla sostenibilità? Quali ricerche o strumenti sono necessari per supportare efficacemente queste iniziative?
➢ In che modo il dialogo e la narrazione condivisa possono colmare il divario tra le voci marginalizzate (piccoli agricoltori, lavoratori rurali) e i consumatori consapevoli, al fine di co-creare narrazioni che sfidano i sistemi alimentari industriali e plasmano futuri agroecologici nella regione degli Iblei?
Vincent Caruana – 29/03/2025
Centro per l'Educazione e la Ricerca Ambientale – Università di Malta
Questo lavoro è stato supportato da una borsa di studio per una Missione Scientifica a Breve Termine del COST Action CA21134 T0P-AGRI-Network.